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Lorenzo Russo: tattooer & climber

da | Lug 16, 2018 | news | 0 commenti

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Se mi piace viaggiare?

Si, con la testa e con il corpo.

il motivo?

Il mio lavoro e la mia passione per l’arrampicata.

Sono proprietario del Traditional Stone Tattoo (Roma, via Dante De Blasi 47) e negli ultimi otto anni ho viaggiato molto.

Stati Uniti e Spagna le mie mete preferite. Negli ultimi viaggi ho adottato e portato a spasso con me una sorellina: Laura Rogora.

Non trovo molto senso nel fare lo scalatore “local”. Quando vado in giro cerco sempre qualcosa di stimolante per il mio livello, e non parlo solo di arrampicata.

Sono stimolato dal confronto culturale, guardo le persone, i loro tatuaggi… e li guardo da tatuatore.

A volte qualcuno mi riconosce – potenza dei social – e iniziano le discussioni che più amo perché mi ritrovo a parlare delle due cose che sono centrali nella mia vita.

Tatuare e arrampicare: è questo che mi “motiva” sempre più!

Noto le mode, le tendenze. Per l’arrampicatore non c’è un vero elemento identificativo, che sia una forma o uno stile… personalmente, posso ammettere che gli stili di “tendenza” ai quali sono più legato sono il Giapponese e il Tradizionale.

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Mi chiedi se mi sento “artista”…

No, non mi voglio definire “artista”, forse è meglio “artigiano”.

Si, certo, hai ragione quando proponi un parallelismo tra chiodatore e tatuatore.

Un artista è una persona in grado di precorrere i tempi, un visionario, uno che riesce a vedere “oltre”.

Un chiodatore è uno che vede una linea dove nessuno l’ha vista. In qualche modo è una persona che si esprime in modo artistico.

È anche vero che la chiodatura seriale toglie un po’ di arte, del resto ci sono artisti che si esprimono bene e altri che si esprimono male, tante volte è un problema di competenza in quello che si realizza.

Mi suggerisci che il “chiodare” in modo seriale è un po’ come il “tatuare” l’ennesimo simbolo dell’infinito sul polso?

Di certo l’incompetenza non fa di te un artista, anzi, è una qualità che spesso porta a rovinare qualcosa.

Il tatuatore che improvvisando scrive sulla pelle di una persona, magari con attrezzi scadenti, non è un artista… e nemmeno un artigiano, semplicemente abusa della fiducia di chi si affida al suo operato.

Lo stesso ragionamento vale, o dovrebbe valere, per il chiodatore poco competente che rischia di forzare la mano dove le sue capacità non trovano una logica. Non saper prendersi cura dei particolari, il non saper intravedere una linea, è il “non essere in grado” di fare quel lavoro che stai pensando di fare bene.

Forse, la grossa differenza tra le due attività è che nessuno ti chiede di chiodare… il tatuaggio è un rapporto di fiducia che viene richiesto (e retribuito, ndr).

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Beh, si, penso a questo anche in riferimento a Grotti, ma non mi sento di criticare, anzi, erano altri tempi… e in fondo, Grotti, la sento come una seconda casa.

Mi chiedi se avrebbe senso “liberare un po’ di pelle per dei nuovi tatuaggi in analogia al liberare un po’ di roccia per nuove vie …?”

Non so se avrebbe senso riprendere in mano il tutto in nome di una nuova sensibilità. Pretendere nuova pelle libera per poter tatuare nuovamente potrebbe anche essere peggiorare la situazione. È vero che a volte si riesce a ritornare su vecchi tatuaggi e trasformarli in qualcosa di nuovo. A volte riesce bene. A volte… lasciamo perdere…

Per scongiurare questa situazione, come tatuatore parto da lontano. Inizio dal disegno, passo allo stencil e solo alla fine di questo percorso arrivo a qualcosa di definitivo.

L’analogia ci sta, ma forare la roccia è più “per-sempre” che tatuare. Quando spacchi troppo la roccia hai fatto qualcosa di più definitivo di un tatuaggio, senza contare che nel fare questo, non si è passati né da un disegno né da uno stencil…

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Comunque sia, ripeto, non mi sento di giudicare.

Penso soprattutto alla parte bella dell’arrampicare: la ricerca dei movimenti. Anche i buchi scavati in altri tempi vanno “calzati” e collegati con creatività.

È questo che mi fa “impazzì” e, senza entrare troppo in casi singolari, questo aspetto non viene mai a mancare quando si scala.

Se mi metterò mai a chiodare?

In questo periodo sono molto in fissa con l’arrampicata ma non è detto che un giorno possa trovar tempo per dedicarmi alle chiodature.

Ho anch’io il problema di tutti quelli che vogliono fare qualcosa: trovare tempo.

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Ultim’ora

(l’intervista risale al 23/01/2018)

Proprio recentemente, il 22 Luglio 2018, Lorenzo è riuscito a salire il suo primo “8c”: il traverso dei sogni (Collepardo).

Dopo aver iniziato a provare il tiro a Giugno, su consiglio di Laura Rogora, e dopo aver liberato la variante più facile (dreamland 8b/8b+), Lorenzo ha “attaccato” il boulder di dita che caratterizza la via. Sono seguiti allenamenti specifici sulle spallate e una settimana di allenamento con Laura nella struttura di Innsbruck.

Infine, dopo alterne fortune sulle varie sezioni difficili della via, Lorenzoluck “chiude il cerchio” e realizza quella che potrebbe essere la quinta ripetizione di questo itinerario.

Ai suoi piedi aveva le mangusta: le scarpe preferite di Lorenzo!

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Foto: @andrea_ruzza88

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