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Federica Mingolla ripete il Pesce in Marmolada: intervista esclusiva.

da | Lug 24, 2016 | Climb | 0 commenti

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Allora Federica, eccoci quà con la prima ripetizione femminile!! “Weg durch den Fisch” – “attraverso il pesce”. Un capolavoro di roccia grigia compatta aperta 35 anni fa dal 2 a 4 agosto del 1981 da Igor Koller e Jindrich Sustr, tentata nel 1983 da Manolo, Mariacher e Jovane, poi riuscita in libera l’anno successivo … la ripetizione in solitaria di Maurizio Giordani nel 1990, e poi i mitici Berhault e Edlinger nel 2000 dove Berhault si lascia scappare un bel “salope!” nel tratto chiave … il free solo di Hans Jorg nel 2007, oggi tu come prima femminile!

La via è una via stupenda con roccia grigia compattissima. Bellissima!!

Come ti è sembrato il tiro chiave? cosa hai pensato in quei momenti?
Il tiro chiave consisteva in un traverso di 5 metri quindi molto breve. La prima parte è semplice, a buchi fino ad arrivare al traverso dove hai il chiodo con “mille” fettucce marce, abbandonate probabilmente usate per il secondo di cordata (come aiuto) per evitare il pendolo quando viene recuperato. Puoi decidere se moschettonare una fettuccia oppure il chiodo; io ho moschettonato il chiodo. Appena inizi il traverso non ci sono molte prese (tipo, un buco, un monodito, un bidito e pochissimo per i piedi), tutto molto scivoloso e veramente piccolissimo fino a raggiungere una tacca spallata, svasa che va accoppiata, a questo punto io ho tallonato su un’altra tacca tutta a destra, lì i piedi non li hai più. E’ molto difficile intuire il movimento e per questo fatto sono rimasta molto sul traverso, comunque poi ci sono riuscita tranquillamente.
Ho trovato invece più difficile il tiro di 7b piuttosto del 7b+ perché si tratta di due movimenti molto fisici e se sei basso sei svantaggiato.

La via non è neanche banale da intuire, sembri avere un fiuto molto fine per capire dove proseguire in questo oceano di calcare grigio …
Come dici tu infatti la via non è affatto facile da intuire e molto spesso devi stare a guardare in alto e intuire la linea stando appeso a monoditi o biditi veramente ridicoli con i piedi spesso in spalmo. Devi stare in ogni momento con la testa sulle spalle, devi stare molto tranquillo e non lasciarsi spaventare dalle protezioni lontane. E’ una via molto mentale e comunque di grande resistenza sulle dita proprio perché devi stare molto su ogni passaggio per capire come uscirne. Per fortuna ho abbastanza resistenza sulle dita riuscendo a stare anche quei 5 minuti sui passaggi più duri, quindi ne uscivo fuori distrutta ma comuque riuscivo ad uscirne.

920m di dislivello e 1220m di sviluppo e 18 ore per ripeterla praticamente a vista, sei filata dritta come un treno … (parlaci della cordata, come ti sei trovata col tuo compagno e come lo hai trovato)
Il mio compagno (Roberto Conti, ndr) l’ho conosciuto il giorno prima. Difatti non ero riuscita a trovare il compagno giusto che avesse voglia di venire sul pesce e salirla tutta da secondo, non è facile trovare un compagno che abbia voglia di farsela tutta da secondo con in più delle qualità difficili da trovare; pazienza, tranquillità, … una persona che non mi mettesse fretta o pressione. Banalmente la persona giusta l’ho conosciuta in ragazzo che non conoscevo ma i miei amici fidati che me lo avevano presentato me lo avevano descritto come la persona giusta per questa salita. Sono passata a prenderlo a casa sua due giorni prima e ci siamo studiati la via assieme, come si fa sempre tranne che l’ho tirata tutta io. Lo ringrazio molto perché comunque lui è riuscito a tenere la testa molto salda anche quando prima di uscire dalla via mi era presa l’ansia perché non trovavo il camino di uscita, un III molto marcio), ero molto stanca. Sono molto soddisfatta della salita perché anche se siamo stati molto in alcune soste per riposarci, rifocillarci e chiacchierare un po’, siamo stati comunque veloci.

Koller e Sustr ci misero 35 ore per aprirla, trovarla nel nulla e nell’immenso … questa via rimane un mito per tutti gli alpinisti, molte cose sono cambiate da allora ma vorresti rivolgere un pensiero ai due apritori?
Innanzitutto vorrei dire che la mia salita e quella degli apritori non sono assolutamente paragonabili perché loro avevano un’altra mentalità rispetto a noi. Sicuramente io, come molte altre persone come me, che hanno idee diverse su come ci si protegge, non riuscirei a fare quello che hanno fatto loro, praticamente sprotetti e materiale non adeguato (come le scarpette e altro ancora, Koller e Sustr avevano scarpette da calcio, ndr). Sicuramente loro hanno decisamente molto più merito di me per questa cosa perché quello che ho fatto io in confronto è una cosa molto banale e molte altre persone potrebbero farlo se solo lo volessero.

… quali scarpette hai usato per ripeterla?
Per ripertere la via ho usato la Pantera 2.0, quelle Blu, sono più rigide delle altre e non fanno stancare molto il piede se le devi tenere per un giorno intero. Comunque sia avevo i piedi distrutti e gonfi dopo che ho tolto le scarpette a fine giornata (dopo 18 ore di scalata!, ndr)

(Intervista a cura di Toni Lonobile. In questa intervista ho preferito lasciare tutto intatto, senza ritocchi lessicali, una intervista a sangue caldo, descritta col linguaggio di Federica quindi dei giovani perché chi vive di montagna non ha età, è sempre giovane. TL)

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