
“Ti basta ripetere tutto quello che sputano gli altri… Quello lo trovi normale… Ti basta perché gli altri ti hanno raccontato che non c’era di meglio dell’amore e che quello funzionava con tutti quanti e sempre!… Eh be’ io lo mando affanculo l’amore di tutti quanti!… Mi capisci? Attacca più con me figlia mia!… la loro schifezza d’amore… Caschi male!… Arrivi troppo tardi! Attacca più, ecco tutto!… Ed è per questo che tu ti fai venir le rabbie!… Ci tieni lo stesso tu a far l’amore in mezzo a tutto quello che succede?… A tutto quello che si vede?… O invece è che non vedi niente?… Io credo proprio che tu te ne sbatti!… Fai la sentimentale mentre sei una bestia che non ce n’è un’altra… Ti vuoi sbafare della carne marcia? Con la tua salsa tenerezza?… Ti va giù allora?… A me no!… Se senti niente tanto meglio per te! è che hai il naso tappato! Bisogna essere quei degenerati che siete tutti perché quello non vi faccia schifo… Vuoi sapere quello che c’è tra me e te?… Eh be’ tra te e me, c’è tutta la vita… Ti basta mica alle volte?” Cit: Louis-Ferdinand Céline: “Viaggio al termine della notte”
Nasce tutto da un banale post su fb, uno fra i tanti. Un giovane climber scrive una garbata comunicazione e allega questa foto:
Seguono oltre 120 commenti: lo spaccato di una comunità che si vorrebbe unita da un interesse comune. Banalità, leggerezze e battute, alternate a intenti costruttivi, si susseguono e si disperdono senza un filo conduttore. C’è anche qualche “scia” percorribile, qualche pensiero valido che non trova coraggio e tempo – non è nemmeno lo spazio giusto a ben guardare… per andare a fondo della questione.
Pare niente, invece quella foto mi rimanda ad almeno due cose.
In primis, al passo di Céline che ho messo in didascalia alla foto di Mauro Magagna. Parafrasato potrebbe suonare così: “Ci tieni lo stesso tu a scalare in mezzo a tutto quello che succede?… A tutto quello che si vede in parete?… O invece è che non vedi niente?… Io credo proprio che tu te ne sbatti!… Fai il sentimentale mentre sei una bestia che non ce n’è un’altra… Ti vuoi attaccare a della ferraglia marcia? Con la tua trita retorica?… Ti va bene allora?… A me no!… Se senti niente tanto meglio per te! è che hai il naso tappato! Bisogna essere quei degenerati che siete tutti perché quella sosta non vi faccia schifo… Vuoi sapere quello che c’è tra me e te?… Eh be’ tra te e me, c’è tutta la vita… Ti basta mica alle volte?”
Ecco, “tra te e me, c’è tutta la vita”…
Una bella “magagna” mio caro Mauro, è evidente no? ancora non “basta mica alle volte”…
Tu, che ti sei messo in viaggio e sei partito prima di noi, hai chiuso gli occhi per andare dall’altra parte della vita… diglielo tu! cosa vuol dire.
Diglielo tu, perché io non lo so fare. Non trovo le parole per dire cosa vedo ancora in quella foto.
Dover salire un tiro di corda; doverlo fare con l’autorizzazione, per i dovuti rilievi di legge. E trovare una sosta come questa…
Diglielo tu, che quelle parole… quelle giuste per questi casi, le tiravi giù direttamente dal cielo, le rubavi di bocca ai santi.
Ecco, grazie Mauro… tu risolvi sempre con una fotografia.
Affaire a suivre… me lo sono promesso. Come spesso dicevi: “barbari… vi educherò!”.
Non c’è più molto da dire. Potrei anche chiuderla qui, ho fatto la mia pisciatina… Invece no! non sarebbe corretto, perché quella catena l’ho già vista, ed era girata così, al modo del rovescio della vita.
Quella catena mi parla di nuove pratiche che mettono in scacco vecchi strumenti. Il moderno senso di fare un backup per preservare il materiale da un consumo sempre più veloce, questa risposta alle necessità imposte da una popolazione verticale sempre in aumento, ha reso pericolose queste soste. Pericolose, certo. Il pericolo, moltiplicato per la gravità delle conseguenze, spesso mortali, ne quantifica il rischio. Fate voi.
Dove voglio arrivare? Voglio tornare a scalare senza farmi schifo, o meglio, e forse ci intendiamo tutti, per quanto mi è possibile voglio tornare ad amare senza tapparmi il naso, senza sentirmi un degenerato per il gesto egoistico che compio quando guardo solo ai fatti miei. Quando lascio potenziali trappole che posso giustificare con mille se e mille ma. Certo, è il problema di una cultura che deve crescere attorno a un minimo territorio condiviso da tutti, lontano dalle opinioni creative e assolutorie.
Perché, prendendo a prestito sempre le parole di Céline, “dopo tutto, quando l’egoismo ci molla un po’, quando è venuto il tempo della fine, in fatto di ricordi si tengono in cuore solo quelli delle donne che gli uomini li amavano davvero un po’, non uno solo, anche se sei tu, ma tutti.”
Tutti! senza se, senza ma. Tutti… Quindi, vi raccomando, raccontatevela come volete ma non venite dire a me cos’è la libertà… di chiodare e di essere ricordati.
Grazie Pietro, a volte basta un passo, spesso il primo.
Andrea Tosi