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SCELTA

Benvenuti! siete alle prime armi? siete esperti? Avete le idee chiare o non ne sapete nulla?

Possiamo seguire due percorsi, ma, se non vi annoia, facciamo finta di non saperne nulla. Partiremo dall’inizio… Sarà forse un giro più lungo ma non rischieremo di perderci in forme e modelli che non si adattano alle nostre esigenze.

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SCELTA

Benvenuti! siete alle prime armi? siete esperti? Avete le idee chiare o non ne sapete nulla?

Possiamo seguire due percorsi, ma, se non vi annoia, facciamo finta di non saperne nulla. Partiremo dall’inizio… Sarà forse un giro più lungo ma non rischieremo di perderci in forme e modelli che non si adattano alle nostre esigenze.

Facciamo un gioco

Scalzi e in posizione eretta. Tallone appoggiato a una parete. Misuriamo il piede e guardiamone la forma. Con i centimetri ci orientiamo alla taglia, con la forma al modello. 

 

Pensiamo adesso: cosa siamo in grado di fare?  La nostra caratteristica nello scalare? Siamo “sciolti” d’anca? Quanta forza abbiamo nelle nostre dita per far uscire il baricentro dalla parete… e magari realizzare dei mano/piede degni delle foto anni ’80.

Se abbiamo dei dubbi, ci mettiamo “pancia a parete” ed eleviamo lateralmente un piede fingendo di “caricare” in questo tragitto appoggi immaginari. La curva che descrive il piede nel suo alzarsi, è anche il “luogo” in cui si “campiona” la forma che il piede assume per “agganciare” e spingere un appoggio. 

Beninteso: il nostro scopo è utilizzare questi appoggi. Per riuscire a spingere forte su appoggi bassi e vicini all’asse del baricentro non servono forme particolarmente asimmetriche e lontane dalla forma naturale. Al contrario, servono forme estreme e ricurve verso il basso su appoggi alti e molto “aperti” rispetto all’asse longitudinale.

Riassumendo: più il vostro “range” di movimento è elevato, più sarete in grado di sfruttare le forme arcuate e asimmetriche.

WildClimb usa  4 forme, per produrre i suoi “strumenti per l’arrampicata”, per riassumere 4 tipologie di scalatori in base alla loro capacità di utilizzare (alzare) i piedi.

In fondo è semplice… non c’è alcun segreto. È tutto qui.

Taglia

La taglia rimane una nota dolente e non generalizabile…

Per intenderci, ci si può riferire alla conversione centimetri/taglia. La tabella sotto riportata nasce dall’esperienza maturata con  “climber” navigati. Persone con il famoso callo che campeggia fiero sull’alluce. In ogni caso, non c’e rimedio: la forma del piede – greco, egizio, celtico, germanico… – la lunghezza dell’alluce e mille altre particolarità rimandano sempre il verdetto a una prova sul campo.

 

Prova ne sia che la nostra BAT e la sua costruzione “relaxed fit”, con bassi volumi in punta, a parità di cm del piede, si veste meglio con almeno mezza taglia in più… Ulteriore riprova ne sia il fatto che la morbidezza di Dagara permette al piede di entrare in numeri piccolissimi ma… cosi “riempita” perdere la capacita di estendersi verso l’alto nel movimento tipico dell’aggancio di punta. Liberatevi quindi dagli stereotipi che abbinano la performance alla costrizione del piede. Lasciate che sia la scarpa a calzare il vostro piede.  I nostri modelli non “scassano” il tendine, sono poco caricati, per scelta nostra… Non esagerate con il numero piccolo perché farete lavorare male la scarpetta che lascerà dei vuoti sotto il tallone.

Ancora una volta, e a maggior ragione, regolatevi sulla tabella proposta tenendo ben presente che la conversione taglia/centimetri proposta si basa su misurazioni effettuate sui piedi di chi ha preso questa attività in modo sportivo. Se avete piedi “delicati”, guardate alla mezza taglia superiore.

 

Forme e Materiali

Torniamo a noi, a cosa può il nostro corpo, alle sue possibilità elastiche (scioltezza dell’anca) e alla forza/sensibilità dei nostri piedi. Queste caratteristiche orientano il prevalente campo di utilizzo degli appoggi. Per forza di cose, non potrebbe essere altrimenti, quando arrampichiamo privilegiamo le asperità nell’intervallo di spazio che riusciamo a coprire con il “compasso” delle nostre gambe. Le scarpe si scelgono in base a questa logica. WildClimb le ha costruite con questi criteri, campionando la posizione del piede in 4 punti di questo “arco”.

Torniamo a noi, a cosa può il nostro corpo, alle sue possibilità elastiche (scioltezza dell’anca) e alla forza/sensibilità dei nostri piedi. Queste caratteristiche orientano il prevalente campo di utilizzo degli appoggi. Per forza di cose, privilegiamo le asperità nell’intervallo di spazio che riusciamo a coprire con il nostro “compasso” e con la nostra forza. Le scarpe si scelgono in base a questa logica. WildClimb le ha costruite con questi criteri, campionando la posizione del piede in 4 punti di questo “arco”.

PANTERA (tutte) e MANGUSTA vestono il piede in modo ottimale quando questo è giunto al punto massimo di elevazione: molto “camber” e molta asimmetria.
DAGARA e GRIP lavorano bene nella zona intermedia.
BAT si concentra sugli appoggi vicini al baricentro e SKY & GLADIATOR vestono il piede nella posizione “naturale”.
Ogni forma si incarna in microfibre più o meno elastiche e in gomme più o meno performanti.
Si tratta di rispondere con adeguati modelli di scarpe alle varie esigenze particolar. In buona sostanza, per scegliere una scarpa, dovete pensare a voi stessi, a cosa siete capaci di fare, a cosa vi riesce meglio.
Sono strumenti per crescere; le forme di WildClimb non fanno confusione e vi accompagnano nella crescita, del livello di arrampicata, certo, ma anche nella capacità di aprire il ventaglio di possibilità che volta per volta si aprirà davanti a voi quando sarete in grado di valutare, agganciare, valorizzare gli appoggi che la roccia vi propone.

Featured products

Asimmetrica come "Pantera" in tutte le sue incarnazioni, moderatamente asimmetrica come la morbidissima "Dagara", calzata naturale e confortevole per la nuova "Bat". Rovista nella cassetta e trova il tuo strumento.

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Ne abbiamo per tutti i gusti

LE NOSTRE

TECNOLOGIE

La nostra tecnologia è l'entusiasmo e l'esperienza sul verticale. Il resto conta meno e sono marchi registrati. Microfibre, cotoni intrecciati, lavorazioni Laser e ricerca sulle gomme: WildClimb è selvaggia, non si accontenta mai dell'esistente ed è sempre alla ricerca dello stato dell'arte.

LE NOSTRE

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La nostra tecnologia è l'entusiasmo e l'esperienza sul verticale. Il resto conta meno e sono marchi registrati. Microfibre, cotoni intrecciati, lavorazioni Laser e ricerca sulle gomme: WildClimb è selvaggia, non si accontenta mai dell'esistente ed è sempre alla ricerca dello stato dell'arte.

Speravo non me lo chiedesse mai

Devo essere onesto, speravo non me lo chiedesse mai…. ma alla fine la proposta è arrivata, comunque tranquilli nulla di serio, si tratta di una semplice questione di spit !

Alessandro Boulos e la velocità

La scelta della speed l’ho compiuta poco più di 4 anni fa, quando mi trasferii fuori regione per iniziare l’università.

Luca Malosti

Diciamo che quello è uno step della mia carriera, un obiettivo. Far diventare il mio sport il mio lavoro. Questo, per poter aver la possibilità di “lavorare all’arrampicata” sempre più frequentemente senza impegni o altre distrazioni

Allenatori: Roberto Franzoni

Sul perché si finisce per diventare allenatori, la risposta è abbastanza semplice: per quanto mi riguarda sono mosso da una passione molto forte (che sconfina, a volte, nella dipendenza).

Allenatori: Alessandro Marrocchi

Come si insegna e come si allena in Arrampicata Sportiva ancora non è stato scritto. Come per tutti gli sport non esiste un unico  metodo, ma ogni metodo per essere ritenuto valido e condivisibile deve prendere forma da solide basi empiriche messe immediatamente a confronto con le conoscenze scientifiche 

Il curioso caso del detenuto 737 – Epilogo

Il titolo a inizio pagina ancora riecheggia tra i miei pensieri.

“Chipping is a crime”.

Ehi, ma cosa sarebbe il chipping, pensai. Cominciai la lettura, attentamente. Man mano che divoravo lettere e punteggiatura, mi fu chiaro, di cosa la penna di quell’articolo stesse parlando.

Sinceramente, né allora, né tanto meno adesso, so dirvi se compresi quell’articolo.

Il curioso caso del detenuto 737 – Capitolo 4

Erano passati ormai tre mesi e quattro giorni da quelle artificiali modifiche e rielaborazioni geologiche.

Erano cambiate alcune cose, sì, in me, ma sì, anche nel piccolo borgo che da tanti anni mi ospitava. Il boom tecnologico invase l’intera piccola metratura della pianura, piccole e medie fabbriche nascevano in ogni dove. Non solo legno, ma acciaio, fonderie, piccole centrali elettriche.

Il curioso caso del detenuto 737 – Capitolo 3

Ecco, caro lettore, siamo arrivati al dunque, al primo misfatto. Subito dopo al pensiero, spettava all’azione: compier ciò che solo la sera prima avevo immaginato di poter realizzare.

Certo, a essere sinceri, se mi avessero detto, che tutto quello che a me pareva innocente e ambizioso, mi avrebbe portato a raccontarlo chiuso qui dentro, beh sì, quel giorno, non avrei mai timbrato il biglietto, né del primo treno, né della corriera successiva, non avrei stimolato le gambe, né nella pedalata iniziale, né nella camminata finale.

Il curioso caso del detenuto 737 – Capitolo 2

Beh sì, caro lettore, son certo che tu abbia intuito che io, della verticale, niente conoscevo, e certamente niente conosco tuttora. Vivevo di sogni, piccole e rare informazioni al quale riuscivo ad accedere non senza poca fatica.

Senza guide com’ero, privo di fratelli maggiori che tracciano il cammino da seguire, svincolato da qualsiasi logica quotidiana, tutto era una scoperta e mi sentivo un esploratore.

Il curioso caso del detenuto 737 – Capitolo 1

Tra una pausa e l’altra, tra le varie serie di esercizi che mi imponevo, sulla mano sinistra non mancava l’unica rivista di arrampicata che arrivava, a quei tempi, nel piccolo borgo: ÉCOLE VERTICAL.Vi leggevo di incredibili salite sportive, della perfezione fisica di chi le compiva. Credevo di capire i loro pensieri che, a quel tempo, pensavo vicino ai miei.

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